Interview on La Voce di New York

Interview on La Voce di New York

INTERVIEW ON LA VOCE DI NEW YORK

Musicista senza etichette tra Roma e New York

Della Grande Mela si è innamorato a prima vista quando era ancora sedicenne e ora ci torna appena può per concerti e collaborazioni importanti. Ma la trova cambiata e non sempre per il meglio… Giovedì 26 suonerà all’Istituto di Cultura

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Rimane folgorato dalla Grande Mela all’età di sedici anni durante un viaggio studio. Già da liceale, Luca Nostro, musicista quarantenne romano, sapeva che New York sarebbe entrata nella sua vita. Messa da parte la sua laurea in giurisprudenza, Luca preferisce ai tribunali i jazz club, i palchi musicali, le note piuttosto che i faldoni degli avvocati.

Chitarrista e compositore, si diploma all’Università della Musica specializzandosi in jazz con Fabio Zeppetella. Ha registrato quattro dischi a New York, di cui tre come leader con alcuni dei più importanti musicisti della scena mondiale come Donny Mc Caslin, Scott Colley, Antonio Sanchez, Mark Turner, Dan Weiss, Tyshawn Sorey, John Escreet, Joe Sanders e si è esibito in alcuni dei più importanti club e festival internazionali come lo Small’s e lo Shapeshifter Lab a New York, La Casa del Jazz a Roma, il Blue Note a Milano.

Photo by Harikrishna Katragadda

Photo by Harikrishna Katragadda

Riduttivo definirlo un jazzista, quanto piuttosto un musicista e compositore che abbraccia il jazz e la musica a trecentosessanta gradi: sperimentale, avanguardia, contemporanea, classica, elettronica, d’improvvisazione. Tanto da far rientrare nelle sue collaborazioni artisti così diversi come Ute Lemper, Piero Pelù, Lola Ponce. Nella scena della musica contemporanea Luca fa parte di una delle più importanti orchestre europee, il Parco della Musica Contemporanea Ensemble (PMCE) orchestra residente dell’Auditorium Parco della Musica a Roma.

Vive tra Roma e New York dove ritorna spesso per farsi assorbire dal fluido della musica e della città. Un ponte che ha costruito con gli anni e che lo ha fatto crescere musicalmente e umanamente. Ci racconta una New York che dal punto di vista musicale sta cambiando, forse si sta europeizzando e perdendo la vitalità che aveva un tempo. Una ciclicità storica alla quale non possono sottrarsi le grandi metropoli. E nonostante tutto, questa città resta senza dubbio il centro del mondo.

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